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Mario Draghi e quella minicrociera sulla nave di sua maestà “Britannia” che scatenò i complottisti

i complottisti mario draghi e la nave britannia

C’è un episodio della lunga carriera di Mario Draghi che lo vede legato a una particolare barca e che per molto tempo ha scatenato le fantasie dei complottisti. Era il 2 giugno 1992. Siamo al tramonto della Prima Repubblica e l’Italia comincia il cammino delle privatizzazioni delle aziende di Stato.

Gli inglesi, che con Margaret Thatcher erano i maestri delle privatizzazioni, organizzano con la società “British Invisibles” un incontro con i vertici delle istituzioni e delle aziende di Stato italiane sul panfilo della Regina Elisabetta “Britannia”. Tra i partecipanti a questo evento sulle privatizzazioni c’era anche Mario Draghi, all’epoca direttore generale del Tesoro e oggi Presidente del Consiglio in pectore.

La nascita delle teorie complottiste

Appena si diffuse la notizia di questo incontro a bordo del Royal Yacht Britannia si scatenò la polemica politica, con accuse di svendere l’Italia agli inglesi. Con il passare degli anni, invece, nacquero le più svariate teorie complottiste sull’argomento, dedotte dal semplice dato che uomini al tempo potenti si incontrarono tutti insieme su una barca di proprietà della regina d’Inghilterra. Non aiutò il fatto che la società organizzatrice dell’evento si chiamasse “British Invisibles”, nome che poteva tradursi letteralmente, ma erroneamente “gli inglesi invisibili”; che la barca fosse appunto di proprietà della Corona inglese; e che poi l’Italia imboccò davvero un percorso di privatizzazione delle aziende di Stato.



Tuttavia va detto che per “invisibili” nel linguaggio tecnico inglese si intendono le transazioni finanziarie e non chi lavora nell’ombra come una setta. E in realtà l’ente che organizzò l’incontro (una sorta di Confindustria inglese della finanza) era davvero una organizzazione che raccoglieva aziende finanziarie. Il panfilo della regina era stato fittato, perché la Corona inglese per abbattere i costi di rappresentanza non si fa scrupolo a fittare una barca di sua maestà per l’organizzazione di eventi. Infine, il percorso di privatizzazione che l’Italia imboccò negli anni ’90 è frutto di un lungo percorso storico, politico ed economico che non si riduce a un meeting tra persone ai vertici di aziende e istituzioni, per quanto potenti possano essere queste persone. C’è da dire che l’incontro si svolse con musica d’epoca anni ’30, uno spettacolo dei parà inglesi e altre amenità simili che contribuirono ad alimentare la fantasia dei complottisti.

Il discorso di Draghi sul Royal Yacht Britannia

Il ruolo di Mario Draghi in quel lontano giugno del 1992 fu di tenere la relazione introduttiva su costi e benefici delle privatizzazioni. Finita la quale, Draghi scese dalla nave prima che la Britannia partisse per la minicrociera. Per molto tempo il discorso dell’attuale premier in pectore non fu pubblicato, cosa che alimentò ulteriormente le leggende metropolitane. Anni dopo il Fatto Quotidiano pubblicherà l’intervento integrale di Draghi.



A leggerlo oggi, si apprezza la grande capacità di analisi dell’ex presidente della BCE. In un’epoca in cui le privatizzazioni venivano viste come la panacea di tutti i mali, Draghi spiega che la loro utilità in sé è quasi nulla se non accompagnata da una serie di altre misure. Sul debito pubblico, per esempio, di cui le privatizzazioni sarebbero state secondo molti l’inizio della sua riduzione, Draghi non si fa molte illusioni. L’attuale presidente del Consiglio in pectore spiega che la sola vendita delle aziende pubbliche se non accompagnate da un serio consolidamento fiscale non ridurrà il debito pubblico. Molte aziende pubbliche sono state da allora vendute, ma a vedere il debito pubblico italiano si direbbe che Draghi non sia stato molto ascoltato. Ma questa è un’altra storia.

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Redazione Sport

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