A voler rileggere il film della Walt Disney “Alla ricerca di Nemo” alla luce della scienza, il piccolo pesce pagliaccio del cartone animato forse aveva un problema con il suo orologio biologico. Perché uno studio internazionale, a cui ha preso parte anche il Dipartimento di Scienze della Vita e Biotecnologie dell’Università di Ferrara, ha dimostrato che il pesce pagliaccio riesce a ritrovare la via di casa anche dopo molto tempo grazie alla posizione del Sole e a un orologio biologico interno.
Il pesce pagliaccio vive nella zona costiera dell’Australia a pochi metri dalla riva in simbiosi con le anemone. L’anemone è “parente” della medusa, ma il pesce pagliaccio elegge la propria casa tra i suoi tentacoli, grazie a un muco che lo avvolge e lo difende dal liquido urticante.
Durante la sua vita, fin dallo stato di larva, il pesce pagliaccio si allontana dalla sua anemone, ma riesce a tornarvici anche a distanza di giorni. Per anni gli scienziati si sono interrogati su come facesse a orientarsi e si è spesso pensato che lo facesse in base alla posizione del Sole. Ma come il piccolo Nemo riuscisse a sapere sempre dove fosse il Sole restava un mistero.
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L’orologio biologico “interno” del pesce pagliaccio
La ricerca dell’Università di Ferrara insieme ai colleghi di Oldenburg e del Karlsruhe Institute of Technology ha mostrato che il piccolo pesce, con le caratteristiche striature bianche e nere sulla livrea rosso-arancio, ha incorporato un orologio biologico che gli fa conoscere lo scorrere del tempo e quindi la posizione del Sole. Grazie a questa “tecnologia” endogena, che si evolve nel corso della sua vita, il pesce pagliaccio riesce a fare lunghe capatine anche in mare aperto per poi ritornare, senza perdersi, nella sua casa-anemone.
Redazione Sport di Non solo Nautica, la rivista online sulla nautica e sul mare a cura di Davide Gambardella.