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Coronavirus, il nero di Troia protagonista di una degustazione online

Coronavirus, il nero di Troia protagonista di una degustazione online

Coronavirus, il nero di Troia protagonista di una degustazione online: far roteare un calice, contare gli archetti che il vino disegna, annusarlo e poi assaporarne un sorso e descriverne sapore, retrogusto e anima.

È quanto faranno sabato prossimo in diretta social a partire dalle sei del pomeriggio, due sommelier: uno a Foggia, l’altro a Parigi. Si tratta di Alessandro Nigro Imperiale, miglior sommelier di Puglia 2019 e assistant chef sommelier al Four Seasons George V, in collegamento da Parigi e Luca Scapola, titolare dell’azienda vitivinicola Borgo Turrito, in collegamento da Foggia.

Il nero di Troia protagonista di una degustazione online: l’iniziativa

L’iniziativa intende promuove il buon vino – come il nero di Troia pugliese – avendo gli strumenti necessari forniti da esperti magari allacciando, tramite i social network, nuove amicizie e conoscenza.

“Un buon bicchiere di vino e il piacere di stare insieme aumentano il buon umore in un momento difficile come quello che stiamo vivendo a causa della pandemia”, dicono gli organizzatori.

Contattando poi il numero 0881.810141 è possibile partecipare attivamente all’evento in diretta: chi vorrà , infatti, potrà ricevere a casa le due bottiglie di vino che saranno utilizzate per la degustazione.

La terza varietà autoctona della Puglia

È la terza varietà autoctona regionale per ettari vitati e per importanza commerciale insieme al Primitivo e al Negroamaro.

Detto anche Uva di Troia o Vitigno di Canosa, è diffuso prevalentemente nella zona centro-settentrionale della Puglia. Ci sono quattro diverse ipotesi circa le origini di questa varietà.

La tesi dell’origine greca s’intreccia con la leggenda dell’eroe della guerra di Troia Diomede, nonché miglior amico di Ulisse che, giunto dall’Asia Minore (e specificatamente dalla mitica città di Troia), porto con sé in Puglia le marze di questa varietà.

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La seconda ipotesi, avvallata da alcuni studiosi, induce a non sottovalutare il grado di civiltà già raggiunto dalle popolazioni indigene dei Dauni e dei Peuceti, prima ancora della colonizzazione ellenica, che conoscevano e già coltivavano la vite e, in questo caso, l’origine è da attribuire a un’antica varietà locale. 

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