Nautica

Trasportounito chiede chiarezza sulla trasformazione da Ecobonus in Marebonus

L’equazione era lineare: lo Stato eroga un bonus per favorire le autostrade del mare, come strumento per abbattere l’inquinamento nel trasporto su strada, e dirottare sulle navi un numero crescente di mezzi pesanti, ma l’Ecobonus, pensato a questo scopo e gestito direttamente dalle imprese di autotrasporto, è stato sostituito dal Marebonus con il quale i contributi sono erogati direttamente all’armatore. Si tratta di complessivi 118 milioni di euro, su base triennale, che le compagnie di navigazione dovrebbero teoricamente retrocedere, nella misura di un contributo minimo pari al 70% di quanto ricevuto dallo Stato, ai loro clienti-autotrasportatori, che imbarcano più di 150 mezzi/anno.

La norma fissa anche che per la differenza (il 30% residuo), le compagnie di navigazione siano obbligate a fornire una rendicontazione degli investimenti effettuati nell’ambito della durata dei progetti; investimenti che – secondo quanto previsto dal Ministero – devono essere pertinenti, congrui, effettivi, temporalmente riferibili, comprovabili, legittimi, contabilizzati e tracciabili. Il tutto comprovato dal fatto che la compagnia di navigazione dovrebbe essere stata costretta a dichiarare gli interventi sull’impatto ambientale e impegnarsi a “non incrementare immotivatamente i prezzi di listino praticati durante il periodo di incentivazione”.

Ma il passaggio fra Ecobonus e Marebonus, come confermano gli aumenti record nei ticket per il trasporto di mezzi pesanti richiesti in questi giorni dai principali armatori, sta facendo esplodere, nelle politiche di incentivazione delle autostrade del mare, una contraddizione a dir poco clamorosa: come denuncia Trasportounito a partire da gennaio, (data di annunciata applicazione da parte dei maggiori gruppi armatoriali di navi ro-ro e ferries, del nuovo incremento record delle tariffe a carico dell’autotrasporto, in primis in Sicilia e in Sardegna) l’intero sistema di incentivazione è destinato a implodere su un’equazione che non torna. Lo Stato si trova infatti a pagare gli armatori per inquinare di meno e gli armatori, intestatari dei contributi del Marebonus, nel momento di porre in essere misure per ridurre l’inquinamento e investire, fanno bis (contributi e aumento record dei noli) facendo pagare il conto all’autotrasporto.

Trasportounito, nel chiedere urgentemente una verifica da parte delle Istituzioni preposte sulle modalità e utilità con cui vengono erogati gli incentivi, ha preannunciato per il prossimo 20 dicembre, a Roma, la messa a punto di linee di azione che saranno intraprese, a tutela degli interessi delle imprese, dell’economia e di rilevanti realtà sociali. Sia sulle strade sia nei confronti delle Istituzioni.

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