Sabato 29 maggio torna il Salone nautico di Venezia. L’evento si terrà nella fantastica cornice dell’Arsenale della città lagunare con 30.000 metri quadrati di spazi espositivi esterni e padiglioni coperti per circa 10.000 metri. Ma non si tratta di una fiera (che potranno partire solo dal 15 giugno), ma si configura come una mostra di architettura navale. Mostra che però va già verso il sold out.
Ne parliamo Alberto Bozzo Direttore Sviluppo Mercati e Vendite di VE.LA. S.p.A., la società che realizza l’evento, promosso dal Comune di Venezia in collaborazione con la Marina Militare Italiana.
Nella prima edizione del 2019 avete avuto 27 mila visitatori, quanti ne attendete quest’anno?
Non ci siamo posti un obiettivo quantitativo, ma qualitativo. Siamo una mostra di architettura nautica per noi è importante la qualità dei visitatori. Per questo abbiamo privilegiato l’ingresso per invito degli espositori. Il successo degli espositori è il nostro successo. Ovviamente si potrà entrare anche senza invito, sempre rispettando il protocollo anti-Covid che abbia previsto.
In termini di espositori come sta andando?
Abbiamo moltiplicato per 2,5 volte il numero di barche ed espositori rispetto alla prima edizione. Abbiamo raggiunto gli obiettivi di crescita con la piena occupazione anche dei nuovi pontili costruiti. Credo che in questo momento avremo 4-5 spot ancora liberi.
È un segnale di ripresa per la nautica?
L’industria nautica non si è mai veramente fermata. Certo sono mancati gli eventi in persona come il nostro. Vogliamo però che il Salone nautico di Venezia sia un punto di ripartenza soprattutto per la città che ha sofferto parecchio per la pandemia. Non a caso il nostro motto è “L’arte navale torna a casa” e partiamo a una settimana da un altro grande evento come la Biennale (che inizierà il 22 maggio ndr).
Durante la pandemia la nautica, secondo lei, è stata trascurata dal Governo? Penso al fatto che si potesse raggiungere le seconde case ma non le barche.
Non è propriamente il mio campo di pertinenza, ma personalmente auspico che raggiungere la propria barca venga codificato come raggiungere la propria casa. In barca si va da soli o con la propria famiglia. Non è quindi un luogo di assembramento. Con le giuste misure, stare in barca può essere considerato come stare a casa sotto molti punti di vista.
Nella prima edizione avete dato spazio ai giovani designer, continuerete su questa scia?
Sì, abbiamo riproposto il bando internazionale per giovani progettisti. Le opere in concorso sono concentrate su foil ed ecosostenibilità. Ma la sostenibilità non sarà solo al centro dei progetti dei designer emergenti, ma avrà piena cittadinanza in tutto l’evento.
Come?
Abbiamo 34 imbarcazioni full electric in esposizione con i più importanti marchi. Questi scafi saranno protagonisti di 3 regate dal 2 al 4 giugno. La prima competizione sarà sulla velocità e ci sarà anche la Anvera Elab, lo scafo che detiene al momento il record di velocità per una barca totalmente elettrica. Ci sarà poi la regata di Agilità e quella Endurance per testare l’autonomia di questi scafi.
L’Italia è circondata dai mari, eppure la nautica non è una passione popolare. Come la si promuove?
Noi con il salone proviamo a fare la nostra parte e promuovere la cultura delle navi. Al salone si può arrivare anche in barca e vivere il mare. Se ai giovani facciamo assaggiare la passione per le barche, non credo la lasceranno più. Ma bisogna anche creare le infrastrutture per agevolare la nautica. Banalmente aumentare il numero di ormeggi, aiuterebbe il settore non poco.
Redazione Sport di Non solo Nautica, la rivista online sulla nautica e sul mare a cura di Davide Gambardella.