Per onorare il Giorno della Memoria abbiamo scelto di raccontarvi la storia di un uomo di mare che riuscì a salvarsi dal cosiddetto “Olocausto del Lago Maggiore” grazie a una barca a remi: Federico Jarach (nella foto da Wikipedia), ufficiale della marina con il grado di Capitano di Corvetta, detto il “Comandante”.
Federico Jarach nasce a Torino in una famiglia ebrea nel 1874. A quattordici anni entra nell’accademia navale di Livorno e cinque anni dopo entra in servizio come Guardiamarina. Nel 1899 lascia la marina con il grado di tenente di vascello e decide di diventare un imprenditore. Durante la guerra italo turca, nel 1912, viene però richiamato in servizio e si guadagna il grado di Capitano di Corvetta, da cui deriverà il soprannome di Comandante che lo accompagnerà per tutta la vita. Finita la guerra, Jarach diventerà un imprenditore di successo, parteciperà alle fasi fondative di Confindustria, sarà assessore alle finanze del Comune di Milano e presidente dell’Unione delle Comunità Israelitiche Italiane. Per tutta la vita, anche dopo la promulgazione delle leggi razziali nel 1938, Jarach continuò a sentirsi un ufficiale della marina, da cui nel 1939 verrà allontanato perché ebreo. La sua determinazione lo portò, tra molti rischi, a decidere di non lasciare l’Italia e a continuare a operare nel paese aiutando la comunità ebraica.
L’impegno per la comunità ebraica e la fuga su una barca a remi sul Lago Maggiore
L’impegno di Jarach per la comunità ebrea fu un’altra costante della sua vita. Nel 1933 fondò e fu presidente del Comitato di assistenza per gli ebrei profughi dalla Germania. Nel 1939, frustrato e sorpreso come molti ebrei italiani, e dalle leggi razziali fasciste e dallo scioglimento da parte della questura di Milano del Comitato, decise di dimettersi dalla carica di presidente dell’Unione delle comunità israelitica italiane a cui era stato eletto due anni prima, ritenendo di non esserci più le condizioni per difendere gli ebrei. Tuttavia non scemò il suo impegno. Già l’anno prima, infatti, aveva fondato la scuola superiore ebraica per accogliere le centinaia di studenti ebrei milanesi, espulsi dalle scuole statali. La scuola di Jarach sarà operativa fino alla fine del 1943.
Ma che il destino di Jarach dovesse essere segnato dalle barche viene confermato proprio nel 1943. Federico Jarach e la sua famiglia si sono trasferiti oramai da due anni sul Lago Maggiore, in una villa tra Arona e Meina per sfuggire ai bombardamenti che coinvolgono la città di Milano. L’11 settembre del ’43, tre giorni dopo l’armistizio, arriva sul Lago Maggiore il primo battaglione della Panzer-Division Waffen SS. Sul lago vivono un centinaio di ebrei: comincia l’Olocausto del Lago Maggiore. I tedeschi iniziano i rastrellamenti. È il 15 settembre quando Federico Jarach riceve nella sua villa fuori Arona una telefonata che lo avverte: stanno venendo a prendervi. Jarach non ha esitazioni, carica la sua numerosa famiglia su una barca a remi e attraversa il lago fino a Ranco, mettendosi in salvo. Dopo questo episodio Jarach si sposterà nella Roma occupata dai nazisti, vivendo sotto falsa identità. Solo dopo la liberazione potrà fare ritorno a Milano.
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