In Sardegna è stato ripescato dal nucleo sommozzatori dei carabinieri un vero e proprio tesoro nel golfo di Orosei ricco di monete d’oro .
Sui fondali sardi c’era una riserva aurea di 32 monete d’oro e 14 d’argento ed è stata scoperta nei mesi scorsi nei fondali delle coste orientali verso Orosei.
Il nucleo speciale dei sommozzatori dei carabinieri del nucleo di Cagliari, insieme con i colleghi della Soprintendenza di Sassari e Nuoro, hanno ripescato nel golfo di Orosei (Nuoro) monete di origine spagnola datate fra il 1556 e il 1712.
Le prime undici erano state notate un anno fa, durante un’immersione, da un turista tedesco che le ha segnalate elle forze dell’ordine.
Il tesoro nel golfo di Orosei riemerso dopo 300 anni
Si ipotizza che il ‘tesoro’ sia finito in mare durante un naufragio, causato dall’urto della nava che lo trasportava contro un gruppo di scogli, sulle coste della Sardegna.
Non si conosce la zona precisa, in quanto ancora sono in corso attività investigative e la campagna di prospezioni archeologiche marine si è protratta per tutta l’estate 2019, con servizi straordinari di controllo e monitoraggio delle aree marine protette e dei siti archeologici subacquei del Golfo di Orosei.
Sono stati recuperati anche tre frammenti ceramici di anfore, un frammento di ceramica decorata con smalti e uno di metallo, tutti di presunta epoca romana. I sub, inoltre, hanno individuato un grosso timone, di quasi 5 metri, presumibilmente di una nave spagnola del XVII secolo.
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I reperti recuperati, che sono stati affidati in custodia ai funzionari-archeologi per stabilirne con esattezza l’epoca e studiarne la provenienza e il contesto di rinvenimento, sono ritenuti di eccezionale valore storico-scientifico. Il sito archeologico sottomarino sara’ sottoposto a vincolo dalla Soprintendenza di Sassari.
– “E’ uno dei ritrovamenti di reperti nel mare Mediterraneo tra i più importanti di sempre”, ha sottolineato Bruno Billeci, soprintendente di Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Sassari e Nuoro. Oltre a 32 monete d’oro, a 14 d’argento, i sub hanno portato in superficie anche un fodero di spada e alcune suppellettili”.
Il tesoro sarebbe stato perso in naufragio da una nave spagnola
Il tesoro sarebbe stato perso in un naufragio da un’imbarcazione spagnola, dopo l’urto su uno scoglio, con molta probabilità atttorno all’anno 1712: “Alcune delle 32 monete d’oro”, ha spiegato Billeci, “sono state coniate nel periodo stesso del naufragio, considerato che è ancora integro il filo del conio, che in genere dopo 4,5 anni si arrotonda. Nel mercato qualcuna di esse vale sino a 200 mila euro”.
La maggior parte delle monete raccolte dai fondali del Golfo di Orosei è spagnola, coniata nelle colonie dell’impero. Tre sono francesi e due di conio piemontese.
Le 14 monete d’argento hanno subito tutta l’azione corrosiva del mare. Per questo sono state affidate al centro di restauro della Soprintendenza, nella frazione di Li Punti, a Sassari.
“Tutti i pezzi erano parte di una riserva aurea”, precisa soprintendente Billeci, “che veniva utilizzata per le attività economiche”.
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“La legge stabilisce che allo scopritore fortuito vada un quarto del valore dei beni ritrovati”, hanno riferito oggi gli investigatori, con riferimento al turista tedesco in vacanza in Sardegna (la località non è stata precisata per ragioni investigative) che ha trovato le prime 11 monete di quello che si è rivelato un vero e proprio tesoro. Proprio sull’atteggiamento del turista si sono soffermati Billeci e il comandante del Reparto investigativo provinciale di Nuoro, maggiore Michele Cappa:
“E’ uno di quei casi in cui sono risultati determinanti il senso civico di una persona e la collaborazione tra istituzioni, in questo caso i carabinieri e la soprintendenza”. “Con l’azione degli archeologi marini”, ha annunciato il soprintendente, “vogliamo ora individuare il punto esatto in cui l’imbarcazione ha urtato sullo scoglio e capire anche di che nave si trattava e quale rotta stava percorrendo”.
Redazione di Non solo Nautica, la rivista online sulla nautica e sul mare a cura di Davide Gambardella.