I racconti popolari del Giappone sono una componente fondamentale del folclore nipponico come il giovane pescatore Urashima Tarō.
Si tratta, per lo più, della trasmissione orale di narrazioni popolari, che trovano origini dalle Indie, dalla Cina, fino al Tibet, Birmania e Corea.
A poco a poco, esse sono state adattate alla sensibilità giapponese fino alla nascita di racconti puramente nipponici.
Le leggende di origine autenticamente giapponese sono di due tipi: quelle che risalgono agli albori della religione Scintoista – dodici secoli prima dell’introduzione del Buddhismo – e quelle, più recenti, datate al Medioevo Giapponese.
Queste ultime sono ispirate ai poemi epici ed alle opere di armi famosi, così come alle avventure di monaci buddhisti o di persone che occupano un rango importante nella corte imperiale.
Il racconto giovane pescatore Urashima Tarō, associato alla prefettura di Kanagawa
Tra queste, il racconto di Urashima Tarō, associato alla prefettura di Kanagawa e apparso per la prima volta nell’XI secolo. Un giorno un giovane pescatore di nome Urashima Tarō nota un gruppo di bambini che torturano una piccola tartaruga, che Tarō salva, consentendole di tornare al mare.
Il giorno successivo, un’enorme tartaruga lo avvicina e gli consegna un messaggio: la piccola tartaruga che aveva salvato è la figlia dell’Imperatore del Mare, il quale vuole vederlo per ringraziarlo.
La tartaruga accompagna Tarō in fondo al mare, al Palazzo del Dio Drago, dove incontra l’imperatore e un’affascinante principessa, che comprende essere la piccola tartaruga che aveva salvato.
Tarō resta ospite della principessa, Otohime, per tre anni, ma presto vuole tornare nel suo villaggio e vedere sua madre anziana, quindi chiede il permesso di andarsene.
Come ricordo, la principessa gli dona un prezioso scrigno che egli però non dovrà aprire mai. Al ritorno, Tarō scopre che tutto è cambiato.
La sua casa non c’è più, sua madre è sparita così come tutte le persone che conosceva. Scopre che sono trascorsi 300 anni dal giorno in cui è partito per il fondo del mare.
Triste e desolato si ricorda dello scrigno e lo apre. Una nuvola di fumo bianco lo avvolge e Tarō invecchia improvvisamente, la barba lunga e bianca e la schiena ricurva. Dal mare arriva la voce triste e dolce della principessa: “Ti avevo detto di non aprire quella scatola: essa conteneva la tua vecchiaia…”.
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Si pensa che uno dei luoghi che ha dato i natali alla leggenda sia il santuario di Ryugu, nella prefettura di Kagoshima mentre a Urashima Tarō è intitolato anche un santuario a Ine, nella Prefettura di Kyoto (info:
Redazione di Non solo Nautica, la rivista online sulla nautica e sul mare a cura di Davide Gambardella.