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Cantiere Valdettaro di Portovenere, lavori di restauro della goletta aurica “Vera Mary“

Cantiere Valdettaro di Portovenere, restauro della goletta aurica Vera Mary

Bella come una signora elegante e senza tempo. Continuano al Cantiere Valdettaro di Portovenere i lavori di restauro della goletta aurica “Vera Mary“, 22 metri di indiscutibile fascino.

L’imbarcazione, varata nel 1932 nel cantiere inglese Berthon Boat Company di Lymington e acquistata nel 1935 da Re Giorgio V d’Inghilterra per donarla all’amico Sir Philip Hunloke, suo istruttore di vela e skipper del Britannia, è arrivata alle Grazie nel 2017.

Cantiere Valdettaro di Portovenere, ora il ripristino degli interni dell’imbarcazione

Terminato lo scafo in legno e il restauro tecnico della goletta, il lavoro delle maestranze si sta ora concentrando sul ripristino degli interni dell’imbarcazione, concluso il quale, nei prossimi mesi estivi, sarà pronta per solcare nuovamente i mari.

Un lavoro certosino quello del Cantiere Valdettaro di Portovenere che ha avuto inizio da una prima intensa fase di studio e ricerca durata ben 4 mesi. Prima si è dovuto capire, cercare e studiare, grazie all’individuazione e all’acquisizione delle principali foto d’epoca dell’imbarcazione e ad un’indagine appassionata, osservando con attenzione, tramite l’utilizzo di una lente, ogni dettaglio interno ed esterno della goletta. Poi è arrivato il momento della ricerca degli accessori e il recupero degli interni.

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“Non sapevamo com’era fatta la barca – sottolinea l’ebanista Daniele Pollastro – quindi con la lente d’ingrandimento, partendo dalle vecchie  foto, siamo risaliti a tanti dettagli guardando la fibra del legno, il nodo”. Passione, affiatamento, collaborazione e una maestria tutta italiana che ha portato il capo cantiere Davide Gazzarini a rintracciare perfino la medesima fonderia francese che aveva realizzato i bronzi originali della Vera Mary, riuscendo a recuperare lo stesso modello di lampade per le parti nuove.

Cantiere Valdettaro di Portovenere, restauro della goletta aurica Vera Mary

Trasferita poco più di due anni fa dalla bassa Baviera, dove erano stati già effettuati i primi lavori esterni di sostituzione di una parte delle ordinate in quercia e dei bagli in rovere di Slavonia, quando è giunta in Italia la goletta era poco più di un guscio vuoto. Gli interni dell’imbarcazione, arrivati alle Grazie dentro un un container, sono stati assemblati “fuori opera” dalle maestranze come in un set cinematografico, accanto allo scafo in legno della goletta, in linea con l’imbarcazione.

Con questa intuizione, l’armatore, solamente guardando le parti assemblate, ha potuto capire come sarebbe diventata la barca e decidere le eventuali modifiche da apportare.

Non solo conservazione quindi, ma anche innovazione. Entrati nel ventre della goletta, abbiamo potuto ammirare il lavoro degli artigiani ed immaginare, grazie al racconto di Davide Gazzarini e Daniele Pollastro, come sarà l’imbarcazione finita. Divani capitonné che saranno spaziati diversamente in base ai gavoni.  Legni d’epoca in teak e mogano. Dettagli in bronzo e in cristallo come i flutè delle lampade. L’antica cala vele, già utilizzata come cabina secondaria per marinai, è ora diventata una comoda cabina di prora.  Qui verrà ridisegnata la stessa boiserie originale della barca e saranno inseriti i pensili laterali in teak.

Cantiere Valdettaro di Portovenere, restauro della goletta aurica Vera Mary

Anche nella zona poppiera, dopo una serie di prove meccaniche e simulazioni, studi e scansioni al laser dei volumi dell’opera viva, è stata cambiata la compartimentazione interna. I volumi abitabili sono stati spostati verso poppa per accogliere due motori separati al posto di uno solo. “Abbiamo mantenuto le sue forme originali, le abbiamo solo arretrate a poppa – spiega l’ebanista Daniele Pollastro – tutto il suo arredo, i comodini  e la scala, tornerà com’era”.  Sulle seste di pioppo, impiegate per prendere le nuove superfici, sarà realizzata la boiserie utilizzando parti del legno d’epoca della goletta, in continuità con il resto dell’imbarcazione.

“Due terzi della Vera Mary sono originali, un terzo è nuovo”, racconta il capocantiere Davide Gazzarini.  Una curiosità, anche il pavimento, per esigenze “di statura” del nuovo armatore, è stato abbassato in alcune zone e in altre è stata rialzata la tuga. Ora il lavoro prosegue, si smontano nuovamente tutti gli interni.

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Rimarranno solo le paratie strutturali. Tutta la struttura verrà verniciata di bianco. Fuori opera si verniceranno o si laccheranno tutti i particolari, o trasparenti o bianchi. Successivamente la barca verrà rimontata e sarà pronta per solcare nuovamente i mari. Salutiamo questi uomini che fanno del loro lavoro una passione. Lo si percepisce dalla scintilla negli occhi, dalla fatica trasformata dall’emozione. Un eccellenza ligure e italiana, una tradizione antica, un’arte da preservare e da tramandare.

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