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Ormeggio: tutti i tipi per attraccare la barca in banchina

ormeggio

L’ormeggio è quella manovra che permette ad un’imbarcazione di ancorare ad un molo o ad una banchina. Si tratta di un’operazione che, indipendentemente dalla sua tipologia, necessita di massima scrupolosità e attenzione.

Gli ormeggi variano in base a diversi aspetti, tra cui le esigenze dell’armatore. Inoltre, bisogna tenere conto anche delle disponibilità all’interno del porto o della marina e della situazione del momento, ovvero delle condizioni meteo.




L’ormeggio si divide in tre tipologie

Quando si deve ormeggiare una barca, bisogna compiere una serie di manovre delicate, che spesso colgono di sorpresa i diportisti meno preparati, che sempre di più ricorrono ai sistemi di ormeggio assistito. Ma quali tipi di ormeggio esistono?

Ormeggio di poppa

Probabilmente quello più diffuso e praticato nel mondo della nautica. Consiste nell’accostarsi alla banchina con la poppa della barca, che viene poi assicurata alla banchina grazie all’impiego di cime e trappe. Con questo sistema, inoltre, la prua viene retta da un corpo morto o da un’ancora.

I vantaggi di questo ormeggio riguardano la grande facilità di accesso all’imbarcazione da poppa, oltre che la notevole facilità di uscita quando si deve riprendere il largo. Questa manovra, tuttavia, risulta piuttosto difficile da eseguire in condizioni meteo avverse, in quanto richiedere la manovra in retromarcia, impegnativa nelle barche a vela, e perché le raffiche di vento possono spingere l’imbarcazione contro quella adiacente.

Ormeggio di prua o alla francese

Ci si avvicina alla banchina con la prua. Non è l’ormeggio più praticato ma è senza dubbio quello più consigliato e più sicuro anche con meteo avverso, in quanto la manovra risulta piuttosto semplice.

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I suoi vantaggi risiedono sicuramente nella semplicità e nella rapidità di esecuzione delle operazioni, oltre che a una maggiore privacy nelle zone posteriori dell’imbarcazione, che con l’ormeggio a prua risultano non visibili dalla banchina.

Punti deboli di questo sistema sono: l’accesso all’imbarcazione, che dovendo avvenire da prua risulta scomodo in quanto più alta rispetto alla poppa e non adatta per il posizionamento di una passerella; uscita dall’ormeggio, che necessariamente deve avvenire in retromarcia.




Ormeggio alla lunga o all’inglese

Consiste nel posizionare l’imbarcazione con uno dei due fianchi rivolto verso la banchina. L’ormeggio risulta molto comodo sia per imbarcare e sbarcare le persone che per scaricare materiali, in quanto la barca rimane molto vicina alla banchina.

A tal proposito è fortemente consigliato l’uso massiccio dei parabordi, per evitare che la barca possa colpire la banchina e danneggiarsi. Le manovre di entrata e uscita risultano molto agevoli quando si è liberi da prua a poppa, altrimenti bisognerà aiutarsi con traversini e l’elica di prua.

Un altro tipo: gli ormeggi in rada

Per rada si intende un’estensione di mare più o meno vasta, in genere un’insenatura naturale o artificiale, circondata da coste, dove le barche possono ancorare in totale sicurezza e al riparo da venti e correnti.

Per ormeggiare in rada, bisogna prima di tutto trovare il punto migliore. Si consiglia di cercare lì dove l’acqua è più chiara: lì ci sarà meno vegetazione e la tenuta dell’ancora sarà migliore. A tal proposito si consiglia molta attenzione nella scelta dell’ancora, necessaria per un buon ormeggio.

La manovra è molto semplice e si compone di pochi step. Trovato il punto migliore, bisognerà disporsi prua al vento. Una volta ferma la barca, calare l’ancora rapidamente fino a toccare il fondale. A quel punto bisognerà arretrare, dando così modo all’ancora di penetrare e alla catena di allungarsi fino alla lunghezza desiderata.

Ormeggio, i consigli dell’esperto

Il consiglio che dà l’esperto è di evitare i danni: “Esercitarsi con calma e prudenza con un buon istruttore tenendo conto del vento e della corrente, oltre all’effetto evolutivo dell’elica in fase di ormeggio, buona cura deve essere la preparazione all’ormeggio finalizzata alla messa in opera dei cavi d’ormeggio e la predisposizione dell’eventuale utilizzo dell’ancora” spiega Adolfo D’Angelo, istruttore esperto di vela.

L’importanza delle cime d’ormeggio

Quante cime occorrono per ormeggiare come si deve? Al momento dell’attracco, bisogna avere pronte due funi d’ormeggio, la barbetta e la codetta, da utilizzare a prua e a poppa. In questo modo si terrà la barca ferma per una breve sosta, che comprende quindi un rifornimento o lo sbarco di qualche passeggero.

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Affinché la barca sia considerata davvero al sicuro, si richiedono operazioni più complesse e l’impiego di altre cime. Per ridurre le oscillazioni e i movimenti dell’imbarcazione, si rendono necessari anche due traversini, da dividere tra poppa e prua in posizione perpendicolare rispetto all’asse della barca. Si finisce l’opera con gli spring, ovvero i vecchi batticulo, a prua e poppa, ma disposti in maniera inversa: ovvero con quello di prua ad andare verso poppa e quello di poppa ad andare verso prua.




Da tenere sempre sotto controllo, nella scelta delle cime, c’è la loro lunghezza e il loro spessore. Al riguardo non ci sono regole assolute: di volta in volta potrebbero infatti servire cime di lunghezza differente, in base alla zona di ancoraggio, alla durata dell’ormeggio e ad altri aspetti.

La resistenza di una cima non viene influenzata solo dallo spessore, ma varia anche in base all’intreccio e al materiale utilizzato. Per questo, è proprio il diametro della cima d’ormeggio a influire più di qualsiasi altra cosa sulla sua tenuta. Tendenzialmente, per una barca di 6 metri e di circa 7 quintali di peso, si consiglia l’acquisto di cime d’ormeggio con un diametro minimo di 8 millimetri. Nel dubbio è sempre meglio scegliere delle cime con 2 millimetri di spessore in più, partendo dal presupposto che, per esempio, già una barca da 7 metri andrebbe ormeggiata con una cima di almeno 10 millimetri.

LEGGI ANCHE: Concessioni demaniali, imprese turistiche chiedono “attenzione specifica”

Ormeggi gratuiti e barche in transito

L‘articolo 49-nonies del codice della nautica (D. L.vo 171/2005), che è stato inserito dall’art.33 del D. L.vo 229/17,  disciplina “il transito delle unità da diportonei porti turistici o approdi turistici.

L’ormeggio per le unità da diporto in transito o che approdano per rifugio deve essere gratuito per un tempo non inferiore alle 4 ore giornaliere individuato dal concessionario nella fascia oraria dalle ore 9.00 alle ore 19.00 e per non più di tre ormeggi nell’arco di ciascun mese. Le tariffe e gli orari riguardanti l’utilizzazione gratuita degli accosti in transito o per rifugio sono resi pubblici dal gestore dei porti e degli approdi turistici.

L’articolo di legge stabilisce anche il numero degli ormeggi che devono essere resi disponibili:
nel periodo dal 15 giugno al 15 settembre di ciascun anno, per esempio, il numero degli accosti riservato al transito è determinato nell’otto per cento dei posti barca disponibili.

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