L’Isola d’Elba: le sue bellezze, le sue storie. Ecco cinque racconti che rendono leggendaria l’isola più grande dell’Arcipelago Toscano.
di Cristina Svegliàti
La più grande delle isole minori del Belpaese, l’Isola d’Elba è conosciuta in Italia e nel mondo per i suoi paesaggi naturali, per i suoi borghi storici e per le sue più di duecento spiagge definite da molti caraibiche, oniriche e lunari.
Ma se le distese di sabbia o di ghiaia bianche, il verde della macchia mediterranea e l’azzurro dell’acqua marina sono tra le mete preferite da tutti gli amanti del mare viventi sul pianeta Terra (e chissà, magari anche su qualcun altro!), ciò che in molti non conoscono sono le sue leggende. Un intreccio di amori e mitologia, che si lascia ascoltare da chi ama viaggiare con la mente e la fantasia.
Le 5 leggende che non conosci dell’Isola d’Elba: continua a leggere e lasciati coinvolgere!
#1 L’amore di Lorenzo per la sua Maria: la leggenda della Spiaggia dell’Innamorata
Un tempo chiamata Cala de lo Ferro, la Spiaggia dell’Innamorata si trova a Capoliveri, ai margini della zona delle vecchie miniere di ferro.
Correva l’anno 1534 e la storia ci racconta di un’ Isola d’Elba razziata dal pirata Barbarossa e di un grande amore vissuto in gran segreto tra Lorenzo, di nobile famiglia, e Maria, di origini piuttosto umili. I due erano soliti rifugiarsi in questa spiaggia, lontani dagli occhi della famiglia di lui, fino al 14 luglio, il giorno che stravolse le loro vite e la storia.
La leggenda narra che, proprio quel giorno, Lorenzo arrivò alla spiaggia con largo anticipo. Maria, dall’alto, vide degli uomini sbarcare da una scialuppa e aggredire il suo amato. Una volta raggiunta la spiaggia, la donna vide la nave corsara allontanarsi e il corpo agonizzante di Lorenzo scaraventato in mare.
Dilaniata dal dolore, Maria si gettò in mare e di lei rimase solo lo scialle che indossava impigliato a quello scoglio che, oggi, viene chiamato Scoglio della Ciarpa.
La leggenda continua raccontandoci che, cent’anni dopo, sempre una sera di luglio, un nobile spagnolo di nome Domingo Cardenas vide l’ombra di una giovane fanciulla stagliarsi contro l’immensità dell’orizzonte. Da allora, suggestionato dalla storia dei due amanti, volle che ogni anno si ricordasse la giovane Maria, accendendo mille torce sulla spiaggia che fu ribattezzata, appunto, la Spiaggia dell’Innamorata.
#2 Un tappeto rosso sulla spiaggia di Nisporto: la leggenda del Principe e della Ballerina
Esposta e nord e composta da ciottoli multicolore, mista sassolini e sabbia, la Spiaggia di Nisporto si trova precisamente a Rio nell’Elba, tra Bagnaia e Cavo.
Sulla parte sinistra, ammirando il mare, ci sono i resti di una vecchia fornace in pietra a mattoncini rossi, dichiarata manufatto di interesse storico-artistico dalla Soprintendenza. Era di proprietà della signora Lucia Galli, prima ballerina del Teatro della Scala di Milano. Siamo nei primi anni del Novecento e in questa fornace si producevano calce e mattoni, da mandare successivamente con le barche a remi a Portoferraio.
La storia ci racconta che, dopo aver calcato le scene di teatri nazionali ed internazionali, la ballerina si trasferì a Nisporto, dove creò un’azienda agricola, grazie alla quale diede lavoro a diverse persone. La leggenda, invece, narra che, una sera, sulla spiaggia di Nisporto, apparve un lungo tappeto rosso, mentre in lontananza si vedeva un’imbarcazione dalla quale scese un signore in divisa. Siamo intorno agli anni ’20 – ’30 del Novecento e il signore in questione andò a far visita a Lucia Galli, per poi ripartire e non tornare mai più. Da qui, la leggenda del Principe e della Ballerina di Nisporto.
#3 Una fanciulla fa breccia nel cuore di Napoleone: la leggenda della Vantina
I racconti popolari su Napoleone e il suo soggiorno all’Isola d’Elba si sprecano. E proprio quest’anno, che ricorre il bicentenario della sua morte, curiosità e leggende fanno da padrone tra i vicoli e i borghi del posto. Tra queste, c’è sicuramente la leggenda della Vantina, tramandata di generazione in generazione, soprattutto nelle piazze di Capoliveri. Qui, a causa delle troppe tasse imposte dall’imperatore, scoppiò una rivolta, che indusse Napoleone a schierare le sue truppe, con l’intento di radere al suolo la roccaforte del paese.
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Ma se non risultano testimonianze che dimostrino l’interesse dell’imperatore in esilio nei confronti di Capoliveri e dei suoi abitanti, lo stesso non si può dire della sua attrazione nei confronti di Amelia Vantini, detta Vantina, alla quale venne non a caso affidato il compito di rappresentare e salvare l’intera comunità. Si narra che bastò uno sguardo per far innamorare Napoleone, che decise immediatamente di ritirare le sue truppe, risparmiando così Capoliveri e i capoliveresi.
#4 Pirati all’Elba: la leggenda delle Fanciulle di Luceri
In tutto il mar Tirreno, si sono succeduti secoli di pirateria, che non risparmiarono l’Isola d’Elba, la quale subì devastazioni, incendi e razzie di ogni genere.
Dei tanti pirati che la attaccarono, il più famoso rimane Khair-ed-Din, detto Barbarossa che, durante una delle sue incursioni, distrusse il fortilizio romano chiamato Luceri, trucidandone il padrone. L’uomo altri non era che il padre delle cinque sorelle Luceri, le quali, secondo la leggenda, il giorno dell’uccisione del loro amato padre, piansero così tanto, che si addormentarono. Vennero svegliate da un fischio provenire dal mare e, temendo che appartenesse a uno dei turchi giunto a rapirle, iniziarono a correre verso Lacona. Qui, ad attenderle, ci fu la morte. La sorella maggiore, infatti, scivolò da una scogliera, trascinando con sé le altre quattro, che affogarono insieme a lei.
Secondo Marisa Sardi, autrice del libro Leggende Elbane, “oggi, nelle sere di luna piena, nel luogo in cui sarebbero scomparse le fanciulle, l’acqua del mare presenta bagliori perlacei ed effonde nell’aria il pianto delle sorelle”.
#5 Aethalia: la leggenda degli Argonauti
Una delle più note ed affascinanti narrazioni della mitologia greca è, senza dubbio, quella degli Argonauti, eroi leggendari che, sotto la guida di Giasone, si imbarcarono sulla nave Argo alla conquista del vello d’oro.
A onor del vero, la nascita della leggenda degli Argonauti si basa su diversi racconti. Quel che è certo, però, è che il primo ad occuparsene della loro presenza sull’isola fu Diodoro Siculo, storico siceliota del 90 – 20 a.C. Scrisse infatti che gli Argonauti stavano attraversando il mar Tirreno, quando fecero sosta su un’isola di nome Aethalia, che altro non era che l’Isola d’Elba.
La leggenda racconta ancora che gli Argonauti, sbarcati in quella che oggi viene chiamata Spiagge delle Ghiaie, si detersero il sudore con ciottoli candidi e porosi, tanto da macchiarne di gocce nero-blu i sassi, ancora oggi maculati e, per questo, oggetto di furti, come denunciato dalla stessa Legambiente Toscana.
Redazione di Non solo Nautica, la rivista online sulla nautica e sul mare a cura di Davide Gambardella.