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Tartarughe marine in difficoltà, come comportarsi? Ecco il vademecum

Salvare le tartarughe marine, ecco il vademecum per l’estate: la buona notizia è che le tartarughe marine tornano a popolare il nostro mare, soprattutto al Sud ed in Campania. La cattiva, però, è che il viaggio che dal Mediterraneo le porta verso le nostre Coste non è affatto facile. Anzi. tartarughe marine piccolePesca indiscriminata, inquinamento, cattive abitudini di pescatori, bagnanti e diportisti indisciplinati sono le insidie che mettono in serio pericolo la salute delle Caretta Caretta che frequentano la costa italiana.  

Con l’estate in Italia aumentano i ritrovamenti di tartarughe in difficoltà: incidenti con barche, reti da pesca, ma anche l’imprudenza degli avventori di lidi e spiagge provocano la morte di questa specie segnalata dal WWF come in via d’estinzione.

Tartarughe marine, ecco il vademecum degli esperti

Esiste un decalogo delle buone norme da tenere in mare? Lo abbiamo chiesto alla dottoressa Sandra Hochscheid, dirigente del Centro Ricerche Tartarughe Marine di Portici, in provincia di Napoli.

“Innanzitutto basterebbe un po’ di coscienza e ricordarsi che esistono delle buone pratiche che farebbero bene all’interno ecosistema, non solo alle tartarughe”, ricorda nell’intervista Hochscheid.

Come comportarsi davanti a un nido di tartaruga marina

tartarughe marine nido
Un nido di tartarughe marine

La nascita delle tartarughe marine è un evento che sta a significare un miglioramento per il nostro ecosistema e più in generale della costa. Non è difficile incontrare sulle spiagge i nidi scavati nella sabbia dalle tartarughe: specie in alcune zone della Campania, come il Cilento, le femmine vengono a riva per deporre sulle spiagge le uova che si schiuderanno verso la fine di agosto.

Ed è proprio in questo periodo dell’anno che bisogna utilizzare la maggiore cautela, perché le uova dovranno stare in tranquillità e le tartarughe marine piccole dovranno avere la possibilità di raggiungere in breve tempo l’acqua dalla spiaggia.

“Le femmine adulte vengono sulle spiagge per nidificare di notte e lasciano le tracce molto identificative – spiega Hoscsheid –  i segni sulla sabbia ricordano il passaggio di un piccolo trattore. Quando le tartarughe marine vengono avvistate, specie di notte, non bisogna disturbarle con torce o altro, ma bisogna lasciarle proseguire nella loro opera. È possibile avvistare anche i piccoli, accade tra fine agosto ed inizio settembre. Nel caso di ritrovamento di un nido, ricordiamo che è possibile segnalarlo al nostro centro: nell’immediato, siamo disposti anche a dare suggerimenti su come comportarsi”.

Caretta caretta in difficoltà, eccome come aiutarla

Gli avvistamenti di tartarughe, specie quelle in difficoltà, non sono rari per i diportisti. Lo scorso mese d’aprile una Caretta Caretta è stata salvata al largo di Forio di Ischia dall’equipaggio di una barca, mentre era intenta a liberarsi da una retina di plastica di quelle utilizzate per la vendita dei mitili.

“È facile riconoscere una tartaruga marina che ha bisogno di aiuto – fa notare la dottoressa – perché si lasciano avvicinare facilmente, come se chiedessero soccorso. Le tartarughe hanno bisogno di respirare perché hanno i polmoni come noi, dunque sono lente in superficie perché si gonfiano come un palloncino. Quando un diportista ne incrocia una che dimostra delle difficoltà nei movimenti, può prenderla a bordo a bordo e segnalare alla Capitaneria di porto il ritrovamento”.

Salvare le tartarughe marine, attenzione alla pesca indiscriminata

Ma è la pesca indiscriminata uno dei pericoli maggiori in cui incorrono le Caretta Caretta. “Lenze ed ami possono danneggiare il tratto gastrointestinale di questi animali – aggiunge Hoscsheid – Se l’amo si innesta nello stomaco, la lenza non può essere espulsa in via naturale e dunque, non potendo più nutrirsi, rischia di morire dopo una lenta agonia. Le reti da strascico e da fondo catturano le tartarughe mentre stanno nuotando, ciò comporta un soffocamento poiché non possono tornare in superficie oppure un annegamento a causa dello stress da cattura”.

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Tartarughe marine e plastica, una convivenza impossibile

Infine la plastica, l’inquinante che ha ridotto ad una pattumiera i nostri mari. Uno dei peggiori nemici delle tartarughe marine è infatti la plastica. “Le politiche Plastic free adottate da molti Stati sono di sicuro un deterrente, nella lotta all’inquinamento ambientale che ne provoca il decesso – chiosa Hoscsheid – Basti considerare che l’80% delle tartarughe marine che arrivano qui hanno ingerito della plastica. Non solo le tartarughe, ma tutti gli animali del mare, anche i pesci, ne mangiano. E poi ovviamente, attraverso la catena alimentare, finiamo per mangiarla anche noi. Basterebbe ricordare questo per salvare il nostro mare”.

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