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Mussin, l’ultimo esemplare che conserva Venezia ha quasi 4 secoli

Mussin, dettaglio

Venezia conserva l’ultimo Mussin, l’imbarcazione tradizionale settecentesca che apriva la Regata Storica e che vuole tornare a farlo.

Nascosta in uno squero, al sicuro, coperta da un telo che la protegge dalle intemperie e dal passare del tempo. Sola, con se stessa, memore degli splendori del suo passato e lontana dagli sguardi indiscreti di chi potrebbe restare deluso dal suo aspetto attuale e dagli inevitabili segni di vecchiaia che porta sul volto.

Mussin, l’ultimo esemplare ha quasi quattro secoli

Mussin

È ferma, a terra, separata dall’elemento senza il quale non può avere vita ma con dentro una irrefrenabile voglia di tornare a scivolare tra i canali della sua città che quest’anno compie 1600 anni e a cui deve la sua stessa esistenza. Il suo nome è “Mussin” ed è l’ultimo esemplare originale rimasto in città di una particolare tipologia di imbarcazione tradizionale veneziana.




Ha alle spalle quasi quattro secoli di vita, innumerevoli imprese sulle acque veneziane e una fama legata alla sua velocità che la accompagna ancora oggi. “Quello che conserviamo nello squero a Castello è l’unico Mussin originale rimasto in città – commenta Giorgio Suppiej, il Presidente dell’Associazione Arzanà per lo studio e la conservazione delle imbarcazioni veneziane che possiede, oggi, l’imbarcazione – Risale al 1977 ed è stato realizzato da Mario Botte, un bravissimo costruttore di barche, noto soprattutto per le linee dei suoi prodotti. Ne esiste una riproduzione fatta da Giupponi negli anni ’80 ma noi abbiamo in mano un pezzo unico, originale e testimonianza di una tradizione veneziana che vogliamo continuare a portare avanti e far conoscere”.

Come è fatto il mussin

Apripista nelle regate, e nello specifico in quella Storica, la gara a remi più importante nel calendario competitivo veneziano della voga alla veneta, il Mussin è un’imbarcazione che rientra nella tipologia della gondola da cui prende la forma ma non le dimensioni, il Mussin, infatti, è leggermente più piccolo, è più leggero, meno ornato della tradizionale gondola veneziana, senza ferri di prua e poppa e, soprattutto, è una barca velocissima perché vogata a quattro remi. Proprio la sua velocità, infatti, l’ha portato a essere utilizzato come battistrada nelle regate, dalla Vogalonga alla Regata Storica, per le imbarcazioni pronte a gareggiare.

Il restauro

Cesare Peris, Caterina Sopradassi, Giorgio Suppiej, Ivo Bratovich

Oggetto di diverse raffigurazioni dei vedutisti veneziani da Canaletto a Marieschi, questo piccolo patrimonio culturale veneziano, realizzato in legno con i fianchi in compensato, era stato commissionato dall’Associazione remiera I Veci del Canal Salso, che l’ha poi donata all’Arzanà. Oggi, l’Associazione in Calle Pignater, in collaborazione con la Scuola dei Carpentieri e Calafati di Venezia ha l’obiettivo di far restaurare l’ultimo Mussin rimasto in città e farlo tornare a salpare le acque dei canali veneziani.




“Il nostro sogno è quello di rimettere in acqua il nostro Mussin del ‘700 – sottolinea Giorgio Suppiej – vogliamo restaurarlo e farlo tornare a vivere i canali della nostra città così come faceva in passato perché queste tipologie di barche che rappresentano la nostra storia, la nostra civiltà non devono sparire ma continuare ad avere una funzione anche nel nostro presente. Il nostro obiettivo più grande è che il Mussin possa tornare a fare da apripista alla Regata Storica 2022 ma per farlo abbiamo bisogno dell’aiuto dei veneziani ed è per questo che chiediamo loro un piccolo supporto economico”.

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Il Mussin è un esempio ancora vivo di una storia importante per la città di Venezia, che porta sulle sue spalle 1600 anni di vita sull’acqua. Questa storia, così come il valore di una tradizione di imbarcazioni a remi, nate ognuna con una funzionalità specifica, vuole essere non solo ricordata ma riportata in vita nella Venezia di oggi.

“Venezia è una città di palazzi, arredi sontuosi, quadri ma anche di vita sull’acqua e i veneziani con le loro barche ci vivevano e continuano a viverci – commenta ancora Suppiej – È nel DNA di questa città la conservazione del patrimonio di barche tradizionali. Se perdiamo questo abbiamo perso una sapienza antica e un valore vitale per la città”.

 

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