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Biodiversità nel Mediterraneo, allarme per 5 specie in via d’estinzione

Biodiversità nel Mediterraneo allarme per 5 specie in via d'estinzione

Biodiversità nel Mediterraneo, una delle principali eco-regioni del pianeta per la sua ricchezza e tra i più importanti ecosistemi al mondo, ma ultimamente alcune specie sono minacciate dall’estinzione.

L’ambiente naturale mediterraneo è una combinazione di fattori geomorfologici e climatici omogenei e la sua diversità biologica è dovuta principalmente all’adattamento di molte specie alle estati calde e secche ed agli inverni miti che caratterizzano il nostro clima.

Biodiversità nel Mediterraneo, un ecosistema unico al mondo

la Biodiversità nel Mediterraneo contribuisce a un’elevata produttività primaria prodotta dai movimenti di masse d’acqua fredda nel bacino: in quest’area il vento e le correnti rimettono in circolo nella colonna d’acqua gli elementi nutritivi rendendoli disponibili per gli organismi planctonici, primo anello della catena alimentare.

Un altro elemento importante della Biodiversità nel Mediterraneo è costituito dalle correnti che attraversano lo Stretto di Gibilterra e circolano verso la parte occidentale del Mediterraneo che vengono sfruttate dai tonni e dai pesce spada per la loro migrazione verso le zone di riproduzione o di deposizione delle uova.

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Le principali minacce che stanno mettendo a rischio specie, habitat e interi ecosistemi del nostro patrimonio naturale sono l’effetto dell’impatto delle attività umane.




Le specie vengono minacciate d’estinzione da: urbanizzazione, uso intensivo in agricoltura di fertilizzanti ricchi di azoto e fosforo e la conseguente eutrofizzazione delle acque, inquinamento causato dalle acque di scarico contenenti metalli pesanti e organoclorurati, crescente espansione turistica, sversamenti di idrocarburi, introduzione di specie alloctone, prelievo delle risorse ittiche caratterizzato da sovrasfruttamento e mancata applicazione di metodiche ecocompatibili.

Ecco ora cinque specie che nel mediterraneo sono a rischio estinzione:

  1. Foca Monaca – è una specie minacciata di estinzione, di cui sopravvivono in natura meno di 700 esemplari. La vita della foca monaca si svolge soprattutto in mare; durante il periodo riproduttivo predilige i tratti di mare vicini alle coste, dove cerca spiagge isolate, sistemandosi prevalentemente in grotte o piccoli anfratti accessibili solo dal mare, perché il parto e l’allattamento si svolgono esclusivamente sulla terra ferma. Dorme in superficie in mare aperto o utilizzando piccoli anfratti sul fondale, per poi risalire periodicamente a respirare. Si nutre di molluschi cefalopodi, patelle, crostacei e pesci, soprattutto bentonici, come murene, corvine, cernie, dentici e mostelle.Secondo una stima dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura della foca monaca sopravvive una popolazione di appena 600-700 esemplari: circa 200 concentrati nell’Egeo e nel Mediterraneo sudorientale, 20-30 nel Mar Ionio, 10-20 nel Mare Adriatico, una decina nel Mediterraneo centrale, dai 10 ai 20 nel Mediterraneo occidentale e meno di 300 in Atlantico.
  2. Patella ferruginea – è un gasteropode appartenente alla famiglia Patellidae. È una delle più grandi patelle del Mediterraneo, raggiungendo un diametro della conchiglia di oltre 10 cm. E ‘considerato uno degli invertebrati marini più rischio di estinzione in tutto il Mediterraneo. Un tempo diffusa in tutto il bacino, oggi la sua presenza è limitata al solo bacino occidentale e la sua distribuzione è confinata  in piccole popolazioni localizzate in aree ristrette. È stata rinvenuta lungo le coste del Maghreb, nel Mare di Alboran, nel sud della Spagna, nel nord-est della Sardegna, Toscana (isole) e Corsica. Come tutte le patelle, Patella ferruginea appartiene al gruppo dei molluschi gasteropodi; la conchiglia è conica, a “forma di cappellino cinese” e presenta un bordo dentellato e delle costolature radiali. Il colore varia dal marrone al rossastro, e questo spiega il perché del nome. Purtroppo è uno degli invertebrati marini più a rischio di estinzione, soprattutto a causa del prelievo umano, perché utilizzata da secoli come esca per la pesca all’amo o per il consumo alimentare. Le grandi dimensioni di questa specie (può raggiungere 9 cm di diametro) ne hanno fatto una preda ambita e ne hanno causato la rarefazione o l’estinzione a livello locale.
  3. Nacchera di Mare (Pinna Nobilis) – è comunemente nota come  pinna comune, cozza penna o stura, è il più grande bivalve presente nel Mar Mediterraneo. Può raggiungere un metro di lunghezza e la sua raccolta è vietata. In ogni caso, pur essendo edule, trattandosi di un mollusco filtratore, è estremamente rischioso mangiarlo in quanto accumula assorbendoli dal mare grandi quantità di inquinanti e patogeni. Per questo motivo è stato utilizzato come indicatore dell’inquinamento marino (anche nucleare presso l’arcipelago della Maddalena). Endemica del Mar Mediterraneo, è spesso situata in mezzo alle praterie di Posidonia oceanica, da pochi metri fino a 40 di profondità. Ne è stata segnalata nel 2008 la ricomparsa anche in corrispondenza della Laguna di Grado, Laguna di Marano e Laguna Veneta, come apparente conseguenza delle scogliere artificiali del progetto MOSE. È un organismo sessile che vive fissato con la parte appuntita della sua conchiglia triangolare nella sabbia o nella roccia. Esemplari di codesto tipo si trovano anche nel Golfo di Salerno per la precisione in costiera Amalfitana sotto la costa di Positano.
  4. Posidonia Oceanica – è una pianta acquatica, endemica del Mar Mediterraneo, appartenente alla famiglia delle Posidoniacee (Angiosperme Monocotiledoni). Ha caratteristiche simili alle piante terrestri, ha radici, un fusto rizomatoso e foglie nastriformi lunghe fino ad un metro e unite in ciuffi di 6-7 e fiorisce in autunno e in primavera produce frutti galleggianti volgarmente chiamati “olive di mare”. Forma delle praterie sottomarine che hanno una notevole importanza ecologica, costituendo la comunità climax del mar Mediterraneo ed esercitando una notevole azione nella protezione della linea di costa dall’erosione. Al suo interno vivono molti organismi animali e vegetali che nella prateria trovano nutrimento e protezione: il posidonieto è considerato un buon bioindicatore della qualità delle acque marine costiere. Un segnale inequivocabile dell’esistenza di una prateria di posidonia è la presenza di masse di foglie in decomposizione (dette banquette) sulla spiaggia antistante. Per quanto possano essere fastidiose hanno una notevole rilevanza nella protezione delle spiagge dall’erosione. Secondo la parte IV del Testo Unico Ambientale (D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152, “Norme in materia ambientale”) le foglie di posidonia spiaggiate sono da considerare rifiuti solidi e devono quindi essere smaltite.
  5. Coralli bianchi – Le specie di corallo più a rischio nel mediterraneo sono la Lophelia pertusa e la Madrepora oculata che vivono a molte centinaia di metri di profondità dove molti pensano che non ci sia vita, ma in realtà queste specie costituiscono delle barriere coralline profonde che sono zone importantissime per la biodiversità, ovvero per la ricchezza di specie e di aggregazione di pesci e invertebrati importanti per l’alimentazione dell’uomo. Le strutture costruite da questo coralli sono però delicate, e sono messe a rischio dallo strascico e da alcune attività di pesca.

Ma in compenso molte specie marine, compresi cetacei e pesci, vengono attratti nel Mediterraneo dall’abbondanza di cibo, in particolar modo da crostacei di piccole dimensioni (Meganyctiphanes norvegica), che costituiscono il krill del mediterraneo, che rappresenta la base della catena alimentare pelagica, la cui concentrazione è massima da gennaio a luglio.

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Questo fenomeno si verifica soprattutto nell’angolo di mare compreso fra Liguria, Provenza e Sardegna settentrionale, nel quale è stata recentemente istituita un’area marina tutelata, denominata Santuario dei Cetacei.

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