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Intervista a Pedote: “Alla Fastnet porterò l’esperienza del Vendée”

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Reduce dal Vendée Globe, dove si è piazzato ottavo, già due Velista dell’anno e Champion de France Promotion Course au Large en Solitaire, nonché vincitore della Transat Jacques Vabre, Giancarlo Pedote si appresta per la seconda volta nella sua carriera a scendere in acqua per la Rolex Fastnet. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente per un’intervista.

La sua prima volta alla Fastnet si è chiusa con un decimo posto, cosa è cambiato rispetto ad allora e come andrà questa volta?




È cambiata sicuramente l’esperienza che ho fatto in acqua. Nel nostro mestiere più navighi e più ti senti sicuro sia di te che delle capacità della barca. Il Vendée Globe da questo punto di vista mi ha dato tanto. Per quanto riguarda le aspettative so che alcune barche in gara hanno foil più potenti rispetto alla mia. Mi sto allenando e sto ritrovando il mio ritmo. Cercherò di esprimermi al meglio e credo che me la giocherò con quelle barche che hanno prestazioni simili alla mia. 

La  Prysmian Group appunto, avete apportato modifiche alla barca?

In realtà non abbiamo fatto nessun cambio. Abbiamo lavorato sulla barca, ma per fare una verifica accurata di tutti i suoi componenti, prima di tornare in acqua.

Per quanto riguarda i foil e il Vendée, secondo molti questa tecnologia non è adatta a una regata così lunga e difficile, perché appesantisce la barca e la rende meno sicura. È d’accordo?

Ovviamente no. È vero che ci sono state parti del Vendée in cui barche no-foil e barche foil hanno avuto le stesse prestazioni, ma in una competizione così lunga e difficile le scelte sono davvero personali. La Prysmian ha i foil e se anche dovessi rifare una barca ex novo per il Vendée la rifarei con i foil. Poi, ripeto, ognuno è libero di scegliere come affrontare questa sfida.

Riparteciperà al Vendée, ce lo conferma?

Mi auguro di sì, l’intenzione è di riprovarci e di arrivare pronti al prossimo giro del Globo. Sicuramente ce la metterò tutta per esserci.

A chi si appresta a fare il Vendée per la prima volta, cosa consiglierebbe?

Di gestirsi il progetto con il massimo rigore e di regolarsi in base all’esperienza che ha alle spalle. In fondo il Vendée non a caso è chiamato ‘l’Everest del mare’. E per affrontare l’Everest hai bisogno di rigore ed esperienza.

C’è stato un momento durante il Vendée in cui è stato preso dalla sconforto o dalla paura di non farcela?

Ci sono stati momenti difficili. La salita in testa d’albero, per esempio, me la sarei volentieri risparmiata. Ma sapevo fin dall’inizio che non sarebbe stata un’impresa facile: avevo chiara la complessità di una regata simile. Credo che tutti abbiano avuto nella traversata momenti difficili.

Secondo lei in Italia ci sono poche persone che fanno vela d’altura? E se sì, perché?

Non credo siano poche, anzi. Basti guardare alla 151 o alla Giraglia. Ogni anno il numero di iscritti aumenta. Non credo ci sia un problema simile in Italia. Possiamo parlare di poche persone che si cimentano con la vela oceanica, ma questo è un altro discorso. Noi come nazione non ci affacciamo sugli oceani, quindi da un certo punto di vista è normale.

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