In principio furono Azzurra e Italia, poi il Moro di Venezia per arrivare fino a Luna Rossa, passando anche per Mascalzone Latino. Sono le imbarcazioni italiane che dal 1983 hanno lanciato la sfida per accaparrarsi l’ambita Coppa America, il trofeo sportivo più antico del mondo e mai approdato in Italia. In attesa della finale del 6 marzo, ripercorriamo le tappe più significative, le barche e i protagonisti italiani alla rincorsa della coppa che costò 100 ghinee. Oggi è il turno di Azzurra e Italia
di Donato Giannini
Era il 1851, dieci anni prima dell’unificazione dell’Italia, quando la corona inglese con il Royal Yatch Squadron intavolò una sfida intorno all’isola di Wight presentandosi con ben 14 imbarcazioni. America, invece, era la sola barca statunitense che accettò la sfida. Il destino volle che gli inglesi non vedessero mai sulla propria bacheca quel trofeo perché dall’anno di fondazione al 1983 il dominio americano è stato indiscutibile e inattaccabile, a tal punto che sin da subito la Coppa delle Cento Ghinee (chiamata così perché la realizzazione costò cento ghinee) prese il nome di America’s Cup, su scelta dei vincitori e per il predominio assoluto che gli americani esercitarono in questo torneo per più di un secolo. Infatti, ci sono voluti ben 136 anni per avere una nuova location che non fosse l’America.
Sono serviti invece 132 anni per vedere l’Italia gareggiare nelle acque di Newport in America (teatro della Coppa dal 1930). Il sindacato, in assoluto il primo sfidante italiano, era quello dello Yatch Club Costa Smeralda. La barca, portava il nome di Azzurra. A bordo come skipper e timoniere due pietre miliari della vela italiana: Cino Ricci e Mauro Pelaschier. Con il patrocinio di Gianni Agnelli e Aga Khan.
I due, con un equipaggio di tutto rispetto, riuscirono a portare a casa un terzo posto tra gli sfidanti in quella che era la prima edizione della Louis Vuitton Cup, ovvero la coppa che viene assegnata ai Challengers e che dà accesso alla finale contro il Defender e che oggi porta il nome di Prada Cup.
La sfida del secolo
Fu proprio in quello l’anno che gli americani, dopo oltre un secolo, persero la coppa lasciandola agli australiani capitanati da John Bertrand del sindacato del Royal Perth Yacht Club con Australia II, luogo quest’ultimo che nel 1987 divenne il nuovo campo di regata della America’s Cup.
Per sei volte gli australiani avevano cercato invano di sottrare lo scettro agli americani in quello che era diventato a tutti gli effetti un evento colpito da un incantesimo e che non permetteva a quella Coppa di uscire dalle stanze a stelle e strisce. In una finale memorabile, giunta alla settima gara con il risultato di 3 a 3, i ragazzi dell’altro emisfero riuscirono nel finale a sorpassare lo skipper Dennis Corner e cambiare la storia.
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Curiosità: leggenda vuole che la regina chiese chi, dopo gli americani, si fosse piazzato secondo. Da lì la celebre frase che accompagna la competizione: “Your Majesty, there is no second” (Vostra Maestà, non c’è secondo).
E da quell’anno la vela in Italia non sarà stata più la stessa. Azzurra diventò l’apripista di quello che negli anni successivi si sarebbe trasformato in un spirito velico nazionale, avvicinando migliaia di persone allo sport. Le vele e le gesta di quei marinai fecero emozionare gli italiani che l’anno prima festeggiarono la vittoria al mondiale di calcio.
Vi proponiamo il film di ‘Azzurra 83’ e quell’indimenticabile vittoria sugli australiani, l’unica sconfitta dei futuri vincitori. La pasta Barilla in gran quantità, Cino Ricci che mangia il panino sulla barca, i costumi corti e la colonna sonora che dipinge un’epoca.
1987: Azzurra Challenge of Record con Migliaccio e Chieffi
Quattro anni dopo da quel podio, nel 1987, Azzurra partecipò alla sfida successiva a Perth come Challenge of Record (la barca rappresentante degli sfidanti) insieme a un’altra barca tricolore, Italia. Su quest’ultima sedevano nomi che successivamente entreranno a pieno titolo nella storia velica italiana: Aldo Migliaccio (skipper) e Tommaso Chieffi (timoniere). Patrocinio di Gucci. Per entrambi i sindacati italiani però non fu un grande torneo. Entrambe tornarono a casa nella fase antecedente la semifinale.
Azzurra venne ‘sciolta’, per essere rifondata 22 anni dopo dallo stesso Yacht Club e il destino ha voluto che a riesumarla fosse un certo Francesco Bruni, per gli amici Checco, colui che, dopo Francesco De Angelis, per la seconda volta nella storia del torneo (unico non anglosassone come De Angelis ad aver vinto la Louis Vuitton Cup o Prada Cup), ha conquistato l’accesso alla finale contro il Defender sotto la bandiera italiana. E come nel 2000 con Luna Rossa e De Angelis, Bruni ritrova i neozelandesi per una rivincita 21 anni dopo.
Un video di Azzurra con Francesco Bruni (timoniere) e Tommaso Chieffi (tattico)
Redazione Sport di Non solo Nautica, la rivista online sulla nautica e sul mare a cura di Davide Gambardella.