Cosa sono le polene? Quando si parla di polena, si intende la decorazione lignea, spesso figura femminile o di animale, che si trovava sulla prua delle navi dal XVI al XIX secolo. In Italia tra le più famose che apparivano su galeoni e navi antiche vi era senza dubbio la polena ligure. Recentemente Claudio Magris ha scritto che “la polena ligure resta essenzialmente uno sguardo, attonito e dilatato. E’ per guardare che viene collocata a prua, per guardare qualcosa che ai marinai è vietato”.
”Anche al Galata Museo le polene guardano, non più il mare ma i nostri visitatori. Il mare ormai lo hanno dentro, e i loro occhi lo possono vedere attraverso i muri. Questa che vi presentiamo oggi è conosciuta come “la donna che avanza”: si distacca dal genere tradizionale delle polene ed è attribuibile alla mano di uno scultore esperto”, continua Magris.
Il mito della polena ligure tra storie e leggenda
“La giovane donna, appoggiata al ricciolo terminale del tagliamare, è in posizione inclinata in avanti, verso le onde, e guarda decisa verso l’orizzonte. Indossa una tunica, una collana, cintura e calzari. Quasi certamente la mano destra afferrava qualcosa ormai perduto: un’arma, un fiore, chissà… La “donna che avanza” è monocroma, di una tonalità verdastra, ingiallita dal tempo”.
“Forse l’autore o l’armatore volevano presentare l’opera come una statua di bronzo dalle parvenze antiche. Spesso le polene liguri non venivano colorate, risentendo in questo dell’influenza dei modelli costruttivi francesi”.
“Probabilmente la polena è stata scolpita intorno alla metà dell’Ottocento: anche le sue dimensioni sono compatibili con quelle delle parti prodiere dei brigantini, che all’epoca erano la tipologia di imbarcazioni più diffusa in Liguria.”
Polena, origini e storia
Le origini della polena risalgono all’epoca degli Antichi Egizi: questo popolo infatti già ornava le navi con raffigurazioni lignee di uccelli sacri. Successivamente, anche i navigatori fenici iniziarono ad ornare le proprie navi con queste sculture, le quali raffiguravano però cavalli.
Le navi greche e latine invece avevano teste di cinghiale e lupi montate sulla prua. Secondo gli studiosi, tali raffigurazioni avevano lo scopo di augurare all’imbarcazione l’abilità dell’animale rappresentato. Secondo tale ipotesi le navi egizie erano protette, quelle fenici veloci e quelle greche e romane superavano tutte in ferocia. Nel Medioevo invece le rappresentazioni cambiarono, come ad esempio sulle navi dei vichinghi: sulle navi venivano installate polene che rappresentavano leoni e draghi. L’arazzo di Bayeux, che venne raffigurato dai monaci dell’abbazia di Sant’Agostino di Canterbury in memoria della conquista normanna dell’Inghilterra nel 1066, ne è un esempio: rappresenta navi vichinghe con polene sulla prua.
Cosa riproduceva la polena sulla nave? Significato
A volte le polene riproducevano i tratti di persone note, o di figure mitologiche; a volte, invece, si trattava di visi familiari che avevano posato nella bottega di casa: figlie o mogli degli artigiani del legno, le cui opere spesso viaggiavano per rotte inimmaginabili per le donne dell’epoca. La polena rappresentava la forza e la ricchezza del suo armatore, o semplicemente stavano ad indicare il nome del vascello, della nave o del galeone su cui vi erano applicate, oppure con putti che reggevano simboli araldici. Iniziarono a scomparire dalla seconda metà dell’Ottocento all’inizio della prima Guerra Mondiale, in concomitanza con la fine della navigazione a vela su larga scala.
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A volte avvicinate a sirene o a streghe, le polene hanno sempre suscitato sentimenti contrastanti di mistero, di magia e di amore, riunendo in sé simboli di luce e d’ombra. Quando una nave affondava, spesso la sua polena riemergeva in qualche spiaggia lontana.
Se un’imbarcazione arrivava alla fine della sua vita attiva, spesso il capitano portava la polena con sé, come ricordo dei suoi viaggi. Oggi si possono ammirare interessantissime collezioni di polene nei maggiori musei marittimi d’Europa e di America, e si può leggere le loro storie in tanti racconti, dalle narrazioni del mito ai racconti di Karen Blixen. (Sala del brigantino – Galata Museo del Mare).
Redazione di Non solo Nautica, la rivista online sulla nautica e sul mare a cura di Davide Gambardella.