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Andrea Doria, la storia dell’ultimo viaggio della nave più bella del mondo

Andrea Doria

L’Andrea Doria, che deve il nome all’omonimo ammiraglio della Repubblica di Genova e che è nota anche come “Italian Line”, è stata una nave transatlantico, gioiello della cantieristica del nostro paese varato nel 1951 e rimasta nella memoria collettiva per lo sciagurato avvenimento che l’ha vista protagonista nel 25 luglio 1956: come nel primo viaggio, partito da Genova il 14 gennaio 1953, a guidarla nella sua ultima rotta c’era il comandante superiore Piero Calamai.




Le caratteristiche della nave Andrea Doria

Il transatlantico Andrea Doria, realizzato nei cantieri navali Ansaldo di Genova Sestri Ponente, misurava 213,59 m di lunghezza fuori tutto e 27,40 m di larghezza massima. La stazza lorda era di 29.950 tonnellate, con quella netta che era invece di 15.788. Strutturata su 11 ponti, l’Andrea Doria poteva accogliere fino a 1241 passeggeri (così suddivisi: 218 in prima classe, 320 in classe cabina e 703 in classe turistica) e, al momento del varo, rappresentava un motivo d’orgoglio per l’Italia, che faticosamente cercava di lasciarsi alle spalle gli eventi della Seconda Guerra Mondiale.

Con una velocità che poteva arrivare fino a 26,44 nodi (registrata durante le prove) e una velocità di crociera di 23, della propulsione si occupavano due impianti separati di turbine a vapore, collegate a due eliche gemelle a tre pale. Non si trattava della nave più veloce né di quella più grande al mondo. L’Andrea Doria puntava tutto sull’estetica e sul lusso: si trattava, infatti, della prima nave ad avere a bordo tre piscine (una per ogni diversa classe) e una delle prime a disporre di aria condizionata in tutti gli ambienti abitati. A bordo, inoltre, potevano essere ammirate opere d’arte realizzate appositamente per la nave.

Grazie all’investimento di un milione di dollari dell’epoca in decori e pezzi d’arte, veniva considerata da molti la più bella nave al mondo. Non sarà stata al pari della britannica RMS Queen Elizabeth per grandezza o della americana United States per velocità, ma non ci sono dubbi che l’Andrea Doria, a modo suo, sia riuscita a togliere il fiato a chiunque vi sia entrato a bordo: una storia all’insegna del lusso destinata ad infrangersi bruscamente.




Andrea Doria nave

Quando è affondata l’Andrea Doria?

Dall’Andrea Doria alla Costa Concordia. Sono tantissime la navi naufragate a seguito di un incidente, molte delle quali riposano nei fondali italiani. Era una calda sera di luglio del 1956, quando il transatlantico italiano si avvicina al porto di New York e terminare il suo tragitto iniziato a Genova una settimana prima. Non c’è più nessuna festa a bordo, gli abiti e i gioielli sono stati riposti nelle valigie, con gli ospiti che si stanno preparando allo sbarco del mattino dopo, sbarco, però, che non avverrà mai.

Nella direzione opposta, si avvicina la Stockholm, nave passeggeri svedese della Svenska America Linien di Goteborg che ha lasciato New York proprio quella mattina. Sono le 23.05 del 25 luglio quando la prua della Stockholm si infrange sulla fiancata di dritta dell’Andrea Doria, che disperatamente tenta una virata a sinistra ma che non riesce ad evitare uno squarcio di 12 metri. In un attimo il transatlantico imbarca oltre 500 tonnellate e si inclina di 15 gradi a dritta: è l’inizio della fine per l’Andrea Doria. Un’agonia che dura per tutta la notte, nonostante delle operazioni di soccorso pressoché impeccabili con il comandante e il suo vice che tengono in pugno una situazione che ha del surreale. Anche la Stockholm, resasi conto di non correre il rischio di affondamento, tornerà indietro mettendo in campo tutte le sue scialuppe e salvando 542 naufraghi (in quel viaggio erano a bordo 1.134 passeggeri e 572 membri dell’equipaggio).

Diverse unità in quella zona dell’Atlantico ricevono l’SOS e si lanciano in soccorso:

  • Il transatlantico francese Ile de France, comandato da Raoul de Beaudéan, che viene informato della richiesta di aiuto da un’altra nave. L’Ile de France arriverà poco dopo l’una e mezza di notte e il suo intervento sarà determinante per il salvataggio di 753 persone e per la sua azione di scudo dalle onde del mare
  • La svedese Stockholm con la quale era avvenuta la collisione
  • La Hornbeam Edward H. Allen (USA) che ha salvato 77 membri dell’equipaggio
  • La Cape Ann (USA) che ha messo in salvo 129 persone totali
  • La Pvt William Thomas (USA) che ha salvato 158 persone totali
  • La Robert E. Hopkins (USA) che ha salvato un passeggero, che si era svegliato soltanto ad evacuazione quasi ultimata

Sono le 4 del mattino e l’Andrea Doria è ormai un guscio senza vita, a bordo è rimasta una sola dozzina di persone tra cui Calamai, il suo vice e una manciata di ufficiali. Solo dopo le 5 gli ultimi superstiti dell’Andrea Doria montano su una scialuppa di salvataggio dopo aver convinto il comandante, sconfitto dagli eventi e desideroso di affondare con la sua nave.

L’evento ebbe grande risonanza mediatica che culminò con la vicenda giudiziaria, che ritrovò delle colpe a bordo della Stockholm, che non aveva interpretato correttamente la rotta dell’Andrea Doria la quale, contemporaneamente, non era sufficientemente zavorrata e aveva degli standard di stabilità al di sotto del minimo consentito.




Andrea Doria nave

Quanti sono morti nell’affondamento dell’Andrea Doria?

All’impatto tra l’Andrea Doria e la Stockholm si sono registrate 46 morti di passeggeri nella nave italiana (coloro che avevano l’alloggio nell’area dell’impatto). A questa cifra si aggiunge una bambina milanese, Norma di Sandrio, deceduta dopo l’affondamento del transatlantico. Nel tentativo disperato di salvarla, infatti, suo padre la lancerà dal parapetto della nave in una scialuppa, dove la piccola batterà la testa e morirà successivamente in ospedale.

Si contano anche 6 morti, tutti membri dell’equipaggio, a bordo della Stockholm, con un totale complessivo di 53 decessi a causa degli eventi di quel 25 luglio.




Dove si trova il relitto della barca più bella del mondo?

L’Andrea Doria non è mai stata recuperata e la sua carcassa e giace in prossimità delle coste newyorkesi a 75 metri di profondità: nonostante non si tratti di una distanza proibitiva, le condizioni ambientali del luogo sono piuttosto complesse a causa delle forti correnti e dell’acqua torbida che rende l’oceano particolarmente buio in quel punto. A queste si aggiungono altre insidie come la presenza di squali ed il via vai continuo di navi che percorrono la shipping line.

Dopo quasi 70 dal suo affondamento, l’Andrea Doria ridotta a relitto giace ancora oggi nei fondali di Nantucket. Quella che viene definita “il Monte Everest delle immersioni” è da sempre un obiettivo di sub esperti alla ricerca di tesori: le esplorazioni, infatti, hanno attestato come i materiali di maggior valore siano stati ormai razziati.

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