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Incidente Lago Maggiore, nell’house boat servizi segreti italiani e del Mossad: i retroscena

lago maggiore servizi segreti

Nuove indiscrezioni emergono sull’incidente avvenuto al Lago Maggiore, dove una barca si è rovesciata causando la morte di quattro persone appartenenti ai servizi segreti.

Una navetta olandese fabbricata più di quarant’anni fa, che poteva ospitare massimo 15 passeggeri: a bordo, in realtà, ce n’erano 8 in più, di cui donne e uomini per la maggior parte appartenenti ai Servizi Segreti, sia italiani che israeliani del Mossad. Il sovraffollamento a bordo ha avuto inevitabili ripercussioni sulla manovrabilità del mezzo, che è stato travolto dalla bufera. Ma cosa ci facevano gli agenti dei servizi segreti sull’house boat di 15 metri?

Il Lago Maggiore, i servizi segreti e le colpe dello skipper

Le previsioni, che anticipavano gravi peggioramenti del meteo, sono state chiaramente ignorate o sottovalutate. Venti fortissimi: c’è chi parla di raffiche di addirittura superiori ai 100 km orari, che avrebbero rovesciato lo scafo in pochi secondi portando alla morte di due persone dell’intelligence. Sono Tiziana Barnobi e Claudio Alonzi, rispettivamente di 53 e 62 anni; a loro si aggiunge anche Shimoni Erez, 53enne nato in Israele che avrebbe militato nel Mossad, e di Anna Bozhkova, 50 anni, russa della città di Bryansk, in Italia con un permesso di soggiorno a tempo illimitato e moglie dello skipper della barca.




Come riportato dal Corriere, una delle versioni non ufficial, spiega che non c’era alcuna gita al lago in programma, avvenuta in quanto, dopo gli scambi di documenti e informazioni, gli israeliani avevano perso il volo di ritorno, prolungando così la sosta in Lombardia anche durante il fine settimana. Secondo le indagini portate avanti dalla Procura di Busto Arsizio e dai carabinieri del Comando provinciale di Varese, gravi conseguenze potrebbero ripercuotersi sullo skipper, tra cui le accuse di disastro colposo.

Il coinvolgimento di personale dei Servizi Segreti ha iniziato ad aleggiare nell’aria con alcuni episodi avvenuti dopo la strage. Uno di questi è l’anticipo in nottata, una volta rientrati negli alloggi, dei check-in delle case prese in affitto. Per non parlare della velocità e attenzione maniacale con la quale dai lettighieri delle ambulanze coinvolte nei soccorsi sono stati acquisti i singoli rapporti dell’attività, allo scopo evidente di chiudere nell’immediatezza eventuali diffusioni di nominativi.




Quali siano le cause dei decessi verrà chiarito dalle autopsie: possibile l’annegamento, ma non si esclude che qualcuno possa essere rimasto incastrato nello scafo che si inabissava a 16 metri di profondità. Lo skipper, che con la maglia gestisce da poco un’attività che organizza escursioni in barca al lago, potrebbe aver modificato lo scafo per ottenere spazio aggiuntivo a bordo. Ai magistrati il compito di stabilire se tali modifiche fossero legali oppure, sfortunatamente, se abbiano accentuato gli effetti della tempesta.

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Tantissimi rimangono i nodi da chiarire in un’indagine che si presenta tutt’altro che semplice. Da valutare in primis le attività dei Servizi segreti israeliani del Mossad, interrogandosi anche se quella sul Lago Maggiore fosse davvero solo una gita. In secondo luogo andranno quantificate le colpe dello skipper, che potrebbe aver sottovalutato le condizioni meteo oppure esser stato convinto a rimanere in acqua sfidando il cielo.

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